mercoledì 3 aprile 2013

Differenza tra filatura e tessitura

La filatura a mano (ancora praticata in molti Paesi) consente solo una modestissima produttività, sia perché limitata alla filatura di un solo capo di filato, sia perché poco veloce: un arcolaio condotto a perfezione produce al massimo un centinaio di metri di filato all'ora. L'esigenza di incrementare tale produttività, sia in assoluto sia per adeguarla alla crescente domanda di filati originata dall'invenzione del telaio meccanico, per opera di J. Kay, nel 1733, che diede origine alla nuova generazione delle macchine per la tessitura, sollecitò la meccanizzazione delle operazioni di filatura; le invenzioni basilari per lo sviluppo del moderno macchinario di filatura fiorirono appunto nell'arco di tempo intercorrente tra l'invenzione del telaio meccanico e l'inizio del XIX secolo. Seguendo l'ordine delle operazioni di filatura troviamo la carda a cilindri di D. Bourn e L. Paul (1748); gli stiratoi a rulli per regolarizzare le fibre, inventati da L. Paul e da J. Wyatt; lo spinning jenny (filatoio Jenny, dal nome della figlia) di J. Hargreaves (brevettato nel 1770) e lo spinning mule (filatoio mulo, per indicarne una derivazione ibrida) di R. Arkwright (1769); infine i filatoi a campana di Danforth (1828) e di J. Thorp, al quale si attribuisce anche l'invenzione del filatoio ad anello. Il funzionamento del moderno macchinario si basa ancora su queste invenzioni, anche se la disponibilità di nuove fonti di energia e il progresso tecnico hanno consentito lo sviluppo di macchine estremamente perfezionate e complesse.

martedì 2 aprile 2013

Filatura

La filatura è l'insieme delle operazioni necessarie per convertire le fibre in filati adatti agli impieghi tessili. Così come si trovano in natura, o come sono prodotte a partire da polimeri naturali o sintetici, le fibre tessili si presentano o in masse disordinate di fibre corte, i fiocchi (per esempio, cotone, lana), o in fibre lunghissime ma prive di mutua coesione, i fili continui (per esempio, seta, nylon). Scopo della filatura è trasformare tali accumulazioni disorganizzate in strutture ordinate e coerenti. Il filato, flessibile e morbido, grazie al contributo di mobilità e finezza apportato da ogni singola fibra, deve comportarsi, infatti, come una struttura compatta e unitaria: di conseguenza occorre che le fibre siano convenientemente preparate, cioè pulite e sgrovigliate o "sfioccate", rese parallele e regolari, e "attenuate", cioè condotte in numero quanto possibile costante e con gli estremi sfalsati tra loro, fino alle dimensioni del filato finale, e infine sottoposte a mutua torsione, in modo che ne siano impediti il reciproco slittamento e la facile separazione o estrazione dal filato. Tali operazioni furono eseguite in modo manuale o con l'aiuto di semplicissimi strumenti, come la rocca e il fuso o l'arcolaio, fino al secolo XVIII, alle soglie della rivoluzione industriale che, appunto, trasse le mosse dalla meccanizzazione delle operazioni tessili.